Dal Politecnico di Milano arriva il metodo per svelare la genuinità dei vini bianchi e rossi e delle bevande alcoliche in generale.
Lo studio condotto dai ricercatori ha permesso di “visualizzare” per la prima volta la catena proteomica delle bevande alcoliche, in particolare dei vini bianchi e rossi e di stabilire così se il liquido è stato trattato.
Alcuni additivi proteici come la caseina bovina e l’ovalbumina, ad esempio, permettono di eliminare le proteine presenti nell’uva e le sostanze di natura polifenolica, responsabili della formazione di precipitati, attraverso la pratica del collaggio o chiarificazione.
L’aggiunta al prodotto di additivi proteici produce un processo di sedimentazione delle proteine residue dell’acino d’uva e delle sostanze coloranti colloidali instabili.
Questa “gelatina” viene eliminata filtrando la bevanda che così si conserva per anni senza segni di degrado, residui sul fondo e torbidità.
Se prima era praticamente impossibile individuare la presenza di tali additivi, oggi il metodo CPLL messo a punto dai ricercatori del Politecnico rappresenta uno strumento formidabile per visualizzare il proteoma “sommerso”, ovvero quell’insieme di proteine presenti in tracce oscurate da quelle, più abbondanti, normalmente presenti in qualsiasi liquido biologico.
Il metodo è estremamente semplice e può essere adottato da qualsiasi laboratorio di analisi.