Il Salento è da sempre un mosaico ricchissimo di vita e colore, fatto di monumenti barocchi, splendidi litorali ed un oceano di ulivi e vigneti.
In questa generosa terra, sin dalla notte dei tempi, assecondando quel meccanismo naturale che porta gli esseri nel loro habitat ideale, la vite vede la luce.
Sotto questa irripetibile scenografia, nasce l'azienda Feudi di San Marzano.
La ricerca di qualità si traduce anche nell'approfondita conoscenza e ricerca, non solo del meraviglioso patrimonio di uve autoctone, ma anche dell'adattamento di queste ai caratteri pedologici e climatici della zona di produzione.
Quello fra la viticoltura e il Salento, da un punto di vista pedoclimatico, è da sempre un connubio naturale che si perde dalla notte dei tempi.La sua terra rossa, argillosa e calcarea, che poggia su strati di roccia tufacea molto superficiali e la sua scarsissima disponibilità di acqua, obbligano la vite a cercare tenacemente il suo nutrimento; le sue radici percorrono svariati metri nel suolo, snodandosi nella terra e insinuandosi nella roccia.
Questo movimento, questa interazione profonda si riflette in una grande ricchezza aromatica e di struttura nei vini.
In particolare, la zona di produzione dei vigneti dei Feudi di San Marzano è fondamentalmente caratterizzata da due tipi principali di terreni:
la terra rossa, tipica della parte propriamente detta Salento, caratterizzata da un'intensa liberazione di ossidi di ferro da parte del substrato calcareo (da ciò la tipica tinta rossa) e da suoli molto sottili, sovrapposti al calcare con radi affioramenti calcarei.
In questi suoli sorgono i nostri migliori vigneti ad alberello, che sono per esempio all'origine del SESSANTANNI; i suoli dei depositi marini terrazzati, caratterizzati da una tessitura sabbiosa o, in alcuni punti, ciottolosa.
In queste zone più a ridosso del litorale ionico e che beneficiano del positivo influsso delle brezze marine, coltiviamo per esempio i profumati vigneti all'origine del LIATICO.
il progetto “Sessantanni” mira a salvaguardare e valorizzare i vigneti vecchissimi del primitivo.
Dopo anni di ricerche agronomiche, la maniera migliore per ridare lustro a questa nobile uva, il Primitivo, era proprio un vino come il Sessantanni, ottenuto da vigneti vecchissimi ad alberello.
E' qui che si trova la “Valle del Sessantanni”, un'estensione di oltre 10 ettari di vigneti ad alberello che abbiamo pazientemente strappato all'incuria e restituito alla loro funzione.
ll termine “Primitivo” deriva dal latino Primativus e vuole riferirsi alla maturazione precoce di questo vitigno che avviene tra la metà di agosto ed i primi di settembre, due settimane prima rispetto alle altre uve della Puglia.
Ancora oggi esistono molte incertezze sulle sue origini. Le prime notizie storicamente documentate su questo vitigno testimoniano che esso fu oggetto di coltivazione su una vasta area di territori pugliesi nel XVII secolo ad opera dei monaci Benedettini ed in particolare a Gioia del Colle, un centinaio di chilometri a nord di Manduria.